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L'OPINIONE DEL 30/10/1998:

 IL TRIANGOLO DI ILARIO

 

4/4/2, 5/3/2/. 5/4/1, 4/3/3, etc.. il calcio sembra, ormai, esprimersi solo attraverso queste formulette, una sorta di cabala rivisitata, che mette in sottordine tutto il resto: calciatori, allenatori, lo stadio, i suoi odori, la "magnifica" imprevedibilità del calcio, tutto sottomesso a qualcosa di trascendente, di metafisico: lo schema, novello idolo misterioso e decisivo. Mastro Ilario, invece, essendo, come tutti i grandi conservatori, un vero rivoluzionario, rilancia l’essenza del gioco: lo sfruttamento degli spazi e non la semplice occupazione di essi a cui, spesso, porta la rigidità degli schemi.

 

GEOMETRIA "CREATIVA"

 

Lo sfruttamento degli spazi da ottenere con la giusta dislocazione dei singoli in ogni parte del campo e con un movimento sincronico ma non "rigido", alla cui base, c’è, però, una intuizione semplice: ogni uomo in possesso di palla, in qualsiasi parte del campo, deve avere al suo fianco e sulla verticale un compagno, per creare, dovunque e comunque, una sorta di immaginario triangolo, per evitare l’isolamento, fisico e mentale, del singolo calciatore . In questa ottica si devono muovere le Singole componenti pronti a diventare ora parte della base ora vertice del nostro "creativo" triangolo.

 

IL VERTICE

 

La partita con il Parma ha esaltato i vertici di due triangoli raggiunti, appunto da due verticalizzazioni* di Campolo (sic!) e di Colonnello. Le verticalizzazioni di Colonnello su Bucchi hanno già fruttato due reti dimostrando che, muovendosi con intelligenza e tempestività, si può anche crossare con successo dalla trequarti senza arrivare alla "mitica" linea di fondo.

* Non è un caso che le parole vertice e verticalizzazione abbiano la stessa etimologia.

 

Claudio Cagnazzo