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L'OPINIONE DEL 14/05/1999:

IL TRIBUNO

La premiata Ditta Gaucci-Boskov confeziona il pacco- regalo della B, in una giornata delirante, con il pubblico furente e astioso che assiste alla disfatta del Grifo, mentre il Presidente si agita come una diva decadente e l’allenatore (sic!) in gradinata abbaia alla luna con delicato sottofondo di pernacchie. Si sfarina, con il Bari, il tenero sogno di una squadra anomala e fragile che il mite Ilario aveva costruito con fantasia e competenza e la meravigliosa gente biancorossa aveva allevato e protetto, sino a quando il "perfido" talento gaucciano non decideva di affogare sogni e fantasie nelle acque limacciose del torrente in piena della propria tracotanza.

IL PURGATORIO

Ci si avvia verso il Purgatorio della B, dunque, sospinti dalla letale bonaccia presidenziale ma, con il prezioso contributo del "maresciallo" Vuja: esecutore sommario del nostro amato Grifone, da lui colpito e stordito con alcuni colpi esiziali: 1) rifiuto del gioco castagneriano, con girandola stordente di schemi e giocatori; 2) ripetuti attacchi verbali ai tifosi dissenzienti e, persino, alla professionalità di Ilario; 3) balorde esternazioni in un presunto dialetto serbo-slavo-galeico-bizantino etc... che lasciavano confusamente intendere di eventuali approdi alle coppe europee; 4) espulsioni continue dal campo di gioco legate per alcuni alla sua presunta passionalità, sintomo, per noi, della sua conclamata "cottura" esistenzial-calcistica; 5) virtuale ritorno eterodiretto agli schemi di Ilario, ma con "inconsapevoli" rivisitazioni tecnico-tattiche che tolgono identità e anima alla squadra; 6) sconfinamento dai propri compiti con conseguente surroga del preparatore atletico e inevitabile scadimento psico-fisico della squadra; 7) sostituzioni spesso cervellotiche che nascondono, forse, la mancanza di autonomia dell’allenatore accerchiato da troppi "consiglieri".

L’ULTIMA TRASFERTA

Ora, con lo sguardo perso verso l’amato volatile terreo ed esanime, i "mai domi" tifosi del Grifo si apprestano ad assistere all’ultima drammatica trasferta, probabilmente destinata a far ancora sanguinare il cuore biancorosso, perché, nonostante il ritiro, tutti sappiamo che le energie dei grifoni sono state consumate più che dalla durezza delle partite, dalla pervicace ottusa volontà di potenza di un "tribuno" romano in continua guerra con il mondo ma, forse, ancor di più, in perenne e faticosa lotta con se stesso ed i propri limiti.

Claudio Cagnazzo