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L'OPINIONE DEL 12/02/1999:

LA ZAVORRA

Il Granduca di Torre Alfina, impietosamente, tiranneggia Ilario: prima svilendolo come un misero allenatore di periferia, poi schiantandolo con uno dei suoi famosi doppi-giochi, aiutato da alcuni bardi falsamente interessati al Grifo, attaccati, invece, al vil denaro che, da sempre, esce copioso, sotto forma di prebende, dalle tasche dell’opìmo allevatore laziale. Ilario, dunque, se ne va vittima del suo inesauribile amore per il Grifo, della sua ingenuità e della "sterminata" alterigia del satanasso romano; lo seguirà il nostro affetto e lo proteggeranno le fantastiche ali grifonesche da sempre al servizio degli "eroi" biancorossi. Si apre, ora, inevitabile, un altro terribile periodo di passione già leggibile negli sguardi persi e spauriti dei meravigliosi e tenaci amanti del Grifo, aggrappati ieri ai cancelli del "mitico" Curi con il cuore gonfio e l’anima livida: pronti a urlare, minacciare, imprecare come solo sanno coloro che vedono tradito e sbeffeggiato un amore, ma decisi anche a ripartire e a difendere il loro sogno bicolore, senza violenza, senza vendette ma anche senza dimenticare volti e atti di questa tragicommedia di provincia.

 

IRONIA SERBA

Tocca, dunque, ora, a Vujadin, esperto navigatore dei mari calcistici, strepitoso battutista, "genio" dello spogliatoio, pragmatico allenatore di calciatori e giornalisti e, forse, chissà, di Presidenti; ma l’ironico serbo dovrà fare i conti con alcuni inevitabili problemi: 1) la condizione psicofisica di un gruppo di giocatori frastornati e tesi, inevitabilmente legati al vecchio mister ma, obbligatoriamente costretti ad onorare la loro professionalità; 2) il logoramento di un modulo tattico decisamente anomalo e per di più, forse, proponibile solo dal suo "concreto" inventore; 3) le scarse alternative a sua disposizione, considerato anche che i nuovi debbono ancora ambientarsi; 4) la rabbia profonda e insondabile dei tifosi biancorossi pronta a riversarsi sulle "meste" collinette del Pian di Massiano ove il Grifo si dimostrasse stanco e smarrito e, inevitabilmente, perdente.

 

LA MONGOLFIERA

Questo è il quadro che si presenta agli occhi "grifagni" dei tifosi, un quadro pennellato di grigio e di nero con i colori bianco e rossi, per la prima volta, sbiaditi e poco lucenti; colori pronti comunque a ravvivarsi a riprendere la loro fresca e forte tonalità se il Grifo riprenderà il suo inimitabile volo sopra le nostre teste piegate ma non sconfitte, ricordando che siamo pronti a risalire sulla mongolfiera biancorossa dei nostri sogni ma, alla fine, prima o poi, sapremo anche riconoscere la zavorra che appesantisce il nostro volo, specialmente se questa si presentasse con forme troppo larghe e rotonde.

Claudio Cagnazzo