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L'OPINIONE DEL 08/04/1999:

EPOCA D’ORO

Assisto costernato al naufragio del prezioso vascello biancorosso, costruito da Ilario e governato, coraggiosamente, da una ciurma eterogenea e composita capace, in mare aperto, di attaccare e sconfiggere navi ammiraglie pretenziose e sovraccariche d’oro; al suo posto c’è ora una vecchia triremi faticosamente "spinta "da affannati rematori e comandata da un vecchio capitano che detta i tempi con uno scandire irregolare e biascicato, mentre il grande Ammiraglio romano non si vede, chiuso, forse, in qualche "giallo" sottomarino a mimare una guerra con polipi e seppie al posto degli odiati e ingrati tifosi biancorossi.

LA GITA

Tant’è, un Bologna in versione "gita aziendale" svela il trucco dell’ex simpatico slavo denunciando l’assenza di un qualsiasi progetto che vada oltre l’ovvietà disarmante di certe interviste e ci consegna una serie di "acri" problemi: 1) La squadra è impantanata in una sorta di palude calcistica: sembra irrisolta e bloccata in un limbo tecnico-tattico a cui l’hanno consegnata le pseudo-innovazioni del gitano Vujadin; 2) La difesa più bloccata con la rinuncia a Colonnello ha consentito sì di non subire goals in due partite casalinghe, ma impedisce quella varietà di temi che le sovrapposizioni dei terzini consentivano; 3) Molti calciatori patiscono la novità: sul piano prettamente tecnico Hide vede limitate le sue potenzialità dall’atteggiamento di una squadra che non gli consente più di scegliere tra più opzioni di gioco, costringendolo spesso a portare palla; sul piano psicologico l’avere fatto di Colonnello e Kaviedes le riserve ripettivamente di Mezzano e Bucchi ha fatto smarrire due giocatori, pur nei loro limiti, importanti e talora decisivi; 4) I grifoni sembrano appannati sul piano fisico: una certa freschezza atletica avrebbe permesso loro di sconfiggere facilmente la versione "pre-pasquale" del Bologna.

LUPA E GALLETTO

La situazione si presenta perciò, poco rosea e, oggettivamente, non ci resta che sperare in una tenuta "caratteriale" dei nostri che ci permetta di reggere almeno l’urto casalingo della lupa romana e dei galletti pugliesi rimandando alla sfida con un Milan sazio le possibili chances di salvezza, dimenticandoci del tutto delle partite esterne che dovevano rappresentare la "nuova frontiera" della conduzione Gauccio-Boskoviana e ci hanno invece portato a rimpiangere "l’epoca d’oro" dell’interregno di Ilario in cui perdevamo ma, riuscivamo talora a proiettare sullo schermo infinito della rappresentazione calcistica, quantomeno alcuni deliziosi fotogrammi con Hide e Milan "fascinosi" interpreti e, per di più, i cuori degli innamorati del "Grifo" battevano tutti insieme e la sconfitta veniva "rielaborata" sapendo che la Domenica successiva i Grifoni avrebbero tracciato sul prato verde del Curi i loro "incredibili" arabeschi biancorossi: così naif e così rigorosi allo stesso tempo.

 

Claudio Cagnazzo